Diari di Cineclub

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Rivista Cinematografica online e gratuita

lunedì 19 marzo 2018

QUALE FUTURO PER POTERE AL POPOLO? di Stefano Santarelli






QUALE FUTURO PER POTERE AL POPOLO ?

di Stefano Santarelli



Si è tenuta ieri in una Roma sommersa da una pioggia battente ed asfissiante l’Assemblea Nazionale di Potere al Popolo. Una Assemblea importante e decisiva per il futuro di questa lista nata per rappresentare una sinistra in crisi ma che cerca disperatamente di uscirne.
Si è svolta al Teatro Italia che ha una capienza di 800 posti ed era completamente pieno con circa 1.000 partecipanti (per la cronaca il Brancaccio ha una capienza di 1.300 posti).
Una grande partecipazione quindi per analizzare il risultato elettorale del 4 marzo e decidere le prossime iniziative.

martedì 13 marzo 2018

LA BORGHESIA CAMBIA CAVALLO di Alessandro Giardiello




LA BORGHESIA CAMBIA CAVALLO
di Alessandro Giardiello


Le elezioni del 4 marzo consegnano alla classe dominante un quadro politico devastato e per certi aspetti inedito. Dovranno fare di necessità virtù e governare con forze politiche che per anni hanno definito antisistema e che proprio per questo sono uscite trionfatrici dalle urne.
Si è parlato assai di un futuro governo M5S-Lega, lo hanno fatto soprattutto esponenti di centrosinistra, ma è l’ipotesi meno realistica di quelle in campo. Tra di Maio e Salvini c’è una competizione oggettiva per la premiership che non può essere aggirata.
Non a caso le dichiarazioni di entrambi nei primi giorni dopo le elezioni vanno nella direzione di “aprire a sinistra”.
Per quanto il centrodestra sia la coalizione con più parlamentari è anche quella che ha meno chances di trovare una maggioranza in parlamento. Ha un bel dire Brunetta che “ci sarà la coda per entrare nel governo”, non si capisce francamente da dove possano uscire 60 deputati e 25 senatori a inizio legislatura senza un accordo politico con una delle altre forze politiche presenti in Parlamento. Può ll Pd demolito dalle elezioni sostenere (seppure con un appoggio esterno) un governo a guida Salvini? Impensabile.
Sono dunque altre le ipotesi che la classe dominante sta prendendo in considerazione.

mercoledì 7 marzo 2018

UN TERREMOTO POLITICO - PRIMO BILANCIO DEL VOTO DEL 4 MARZO






UN TERREMOTO POLITICO 
PRIMO BILANCIO DEL VOTO DEL 4 MARZO



Il voto del 4 marzo costituisce un nuovo terremoto nella politica italiana, sia pure visto attraverso le lenti deformanti di una campagna elettorale.
Il primo dato fondamentale è il tracollo dei partiti che da anni garantivano la governabilità del capitalismo italiano. Il Pd lascia sul campo oltre 2,5 milioni di voti, Forza Italia 2,7. A questo si aggiunga che nel 2013 la coalizione di Mario Monti, centrista e borghese per eccellenza, aveva raccolto quasi 3,6 milioni di voti.

Quello che i commentatori politici chiamano il “centro”, ossia i partiti che la borghesia considera affidabili, si è letteralmente liquefatto. È impraticabile qualsiasi ipotesi di larghe intese basata su Forza Italia e il Pd.
Il capitale, italiano e internazionale, ha quindi per le mani il problema assai scottante di garantirsi un governo che risponda ai suoi interessi fondamentali, sulla base di un parlamento in cui i numeri non indicano chiare maggioranze. In questo crollo dei partiti che hanno governato per decenni c’è un elemento di profondo odio di classe che dobbiamo saper leggere al di sotto e al di là della demagogia dei 5 Stelle o delle campagne reazionarie della destra.

lunedì 5 marzo 2018

UN PRIMO BILANCIO ELETTORALE di Stefano Santarelli






UN PRIMO BILANCIO ELETTORALE
di Stefano Santarelli




In questa breve riflessione scritta a caldo non si può non riconoscere che ci siamo trovati di fronte ad una brutta campagna elettorale funestata dall'attentato razzista di Macerata e dalle preoccupanti provocazioni fasciste. Si è votato con una pessima legge elettorale e per l'ennesima volta ci troviamo di fronte ad un parlamento di nominati, costituito da dei perfetti sconosciuti, che fa rimpiangere addirittura la Camera dei Lord inglesi la quale nella sua composizione è più democratica.
Ed in questo contesto bisogna sottolineare che francamente nessun osservatore politico si aspettava una grande partecipazione elettorale come quella che si è vista ieri. Infatti ha votato il 73% dei cittadini, pochi punti percentuali in meno rispetto al 76,4% registrato alle politiche del 2013, anche se è bene ricordare che in quell'occasione le urne furono aperte per due giorni, mentre nelle Europee del 2014 i votanti sono stati soltanto il 58,7% e nel Referendum costituzionale del dicembre del 2015 il 65%.
Insomma si è ribaltato il trend di aumento dell'astensionismo culminato con le elezioni siciliane dello scorso novembre (46,76%) e di quelle di Ostia, un municipio romano che ha quasi gli stessi abitanti di una città come Venezia, (36,1% e nel successivo ballottaggio 33,60%).
Mi scuso per avere citato queste aride cifre, ma sono fondamentali per comprendere che questa volta gli elettori hanno sentito la necessità di votare e di dare un segnale di cambiamento alla politica italiana.
Ma questa volontà di cambiamento non è coincisa con un significativo risultato elettorale di quello che resta della sinistra italiana, tutt'altro. Questa volontà di cambiamento si è espressa invece attraverso il trionfo elettorale del M5S con quasi il 33% e della Lega che con il suo 17,4 % guida oggi il Centro Destra. Infatti oggi l'ottantunenne Berlusconi è costretto a passare il testimone al giovane Salvini che ha trasformato la vecchia Lega Nord in un partito presente oramai su tutto il territorio nazionale. Gli elettori però si sono scordati che la Lega non solo ha già guidato il nostro paese, ma ha avuto un ruolo di primo piano nel fare passare la controriforma pensionistica, la precarizzazione selvaggia e la distruzione della scuola pubblica.
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