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giovedì 3 agosto 2017

VENEZUELA: "E' ORA DI FORGIARE UN NUOVO MOVIMENTO EMANCIPATORE




 VENEZUELA: "E' ORA DI FORGIARE UN NUOVO MOVIMENTO EMANCIPATORE

 Lettera aperta di “Marea Socialista” al chavismo critico e alla sinistra autonoma



Scriviamo questa lettera in un momento in cui si sta consumando una frode colossale contro il popolo Venezuelano.
L’elezione della Costituente Madurista rappresenta il collasso del paese per come lo abbiamo conosciuto nell’ultimo secolo; la bancarotta di uno Stato corrotto e debole e lo smantellamento della sua Repubblica. Allo stesso tempo mette in serio pericolo l’integrità della Nazione, minacciandola con la sua dissoluzione.
In questo modo si apre la porta ad un periodo di crudele saccheggio imperiale e di predominanza del capitale finanziario e mafioso, sotto qualsivoglia delle attuali “bandiere nazionali”. Sarà questo un periodo dove violenza e crescente repressione saranno legge, e dove le pene e le sofferenze dei più umili, oppressi ed esclusi, raggiungeranno picchi mai conosciuti nella storia moderna del Venezuela.

Due cupole politiche irresponsabili e criminali che hanno raggiunto le trincee dalle quali si apprestano a lanciare la sfida per il saccheggio, per il controllo e per i negoziati con il grande capitale, attentando alle nostre risorse naturali e alle condizioni di vita del nostro popolo.
Perseguiranno i loro intenti, anche se ciò dovesse significare una sanguinosa macelleria.

La falsa polarizzazione che hanno cercato di creare e che in qualche modo queste cupole hanno raggiunto, pretende trascinare ampi settori della popolazione a difendere gli spuri interessi individuali che ognuna di esse persegue.
E sono disposti a proseguire, come è stato dimostrato quest’oggi, anche a costo della vita di centinaia, l’integrità di migliaia e la miseria di milioni.

E’ importante comprendere, in primo luogo, che la tenue luce delle aspettative di un ritorno ad una relativa normalità, che potrebbe essere esistita fino al giorno prima della falsa elezione costituente, è ormai svanita del tutto.
Il madurismo e i vertici del PSUV hanno varcato la soglia della vocazione autoritaria, con una maschera “democratica” e “pacifica”, per approdare nel terreno di un aperto intento controrivoluzionario, con tattiche di guerra civile selettiva, già in uso.

In secondo luogo, l’incapacità, la superbia e l’elitarismo manifesto del MUD, e la sua sfacciata apertura ad uno scontro violento e all’ingerenza americana, hanno lasciato senza alcuna possibilità di conquista democratica coloro che sinceramente, ma in maniera erronea, l’hanno perseguita, rischiando o sacrificando le proprie vite, con la convinzione che in tale modo si sarebbe ottenuto un cambiamento progressista.

Al di là della guerra dei numeri e delle immagini con le quali oggi e nei prossimi giorni si cercherà di dare legittimità all’elezione dei presunti membri costituenti, questo 30 Luglio 2017 sarà certamente ricordato come il giorno in cui siamo a pieno entrati in un periodo oscuro, di tempi tumultuosi, di giorno in giorno più difficili, che esigono definizioni individuali e collettive contundenti.

I prossimi mesi, o settimane, determineranno la scacchiera socio-politica ed economica, inclusa l’integrità territoriale del paese, per i prossimi decenni. Di fronte a tale realtà nessuno può permettersi il lusso di rimanere indifferente o di ritenersi immune dalle conseguenze che questi tempi storici porteranno alla Nazione ed al proprio popolo.
Questi, però, saranno anche tempi di rotture, di brecce nelle vecchie egemonie, di disfacimento di illusorie credenze e false lealtà, ma sopratutto, saranno tempi di gestazione e nascita di nuove speranze.

Oggi, da un lato troviamo coloro che, di fronte alle arroganti minacce con le quali l’imperialismo nordamericano e i vertici del MUD sfidano il governo/PSUV ed il paese, o che costretti dalla repressione e dalle violente coercizioni dell’apparato di controllo statale, si subordinano dimostrando un’automatica, vergognosa ed acritica adesione e solidarietà al madurismo; dall’altro invece coloro che, rifiutando l’autoritarismo, la sfacciata repressione, la consegna della dignità e la miseria alle quali ci stanno portando il governo e l’establishment del PSUV, hanno ingenuamente creduto, di fronte alla mancanza di alternative, che la prospettiva del MUD potesse essere la sola atta a riscattare la Costituzione del ’99, la democrazia, e a far cessare le violenze.

Vi è, però, un terzo settore che si è andato rafforzando negli ultimi mesi, crescendo e plasmando gradualmente la propria identità, e che oggi comincia ad apparire come una nuova referenza politica al di fuori dagli schemi contrapposti dei due campi sopracitati.

Un soggetto che, di fatto, si è convertito nel fenomeno politico che la stampa locale e internazionale ha soprannominato “chavismo critico”, e che oggi tentano di etichettare come “chavismo non madurista”. Tale settore include militanti e gruppi di sinistra o democratici che, forse per non provenire dal chavismo o per essersene allontanati da tempo, sono stati del tutto oscurati dai media.

Ad una significante parte di tale realtà intendiamo oggi rivolgerci, includendo la sua componente di sinistra critica ed autonoma, che ancora mantiene i sogni emancipatori che cavalcarono il primo decennio del XXI secolo nel nostro paese e in America Latina, la sola capace di affrontare senza timori il necessario bilanciamento del processo bolivariano e di Chavez.

A coloro che si sono mobilitati contro la forte burocratizzazione che ha portato i vertici del PSUV e i suoi “alleati” del GPP a far coincidere il partito con lo Stato.

A chi si è mosso per affrontare il decreto dell’Arco Minero del Orinoco e decide di lottare contro la consegna disposta nelle Zone Economiche Speciali e l’ampliamento della zona di estrazione di frontiera, l’approfondimento della “primarizzazione” del paese e la sottomissione al capitale finanziario.

A chi rifiuta l’avanzare dell’autoritarismo, la totale violazione dei diritti umani, economici, sociali, e a chi cerca di riportare in auge la Costituzione del ’99, che rappresenta oggi, nel paese, l’unica via a difesa della democrazia morente.

A chi si nega a continuare a pagare un debito estero illegittimo a spese della fame e della salute del popolo.

A chi è stanco dell’impunibilità delle colpe e della malvalorazione corrotta ai danni dello Stato.

A quelli che rifiutano l’ingerenza straniera perché perseguono i sogni bolivariani di lotta per una nuova indipendenza.

A chi si colloca nel terreno politico di una nuova sinistra, critica del suo stesso lascito, che individua e ricerca le proposte per superare la gravità della crisi civilizzatrice alla quale ci ha portato il sistema capitalista.

A quelli che lottano contro l’oppressione di genere, la segregazione razziale, la sopraffazione culturale e la violenza materiale verso i popoli originari.

A chi si oppone alla deturpazione del territorio naturale e cerca delle alternative sostenibili al modello estrattivista e feroce.

A quelli che lottano contro lo sfruttamento della forza lavoro, ai sindacati e ai comitati di lavoratori onesti che si oppongono fermi al padrone, sia esso privato o statale.

Ai giovani e agli studenti che, con coraggio, difendono il loro futuro nelle strade, nelle università pubbliche, in quelle private e persino in quelle governative, nonostante la continua rappresaglia e le intimidazioni.

Siamo in tanti ma siamo rimasti divisi per molto tempo. Hanno cercato, spesso raggiungendo i loro intenti, di iniettarci il seme della sfiducia per tenerci divisi. Tutti noi, a turno, siamo stati vittima di rappresaglia; poi perseguitati ed accusati di tradimento, o di essere agenti della Cia, o di fare il gioco della destra, e le accuse continuano tuttora. Ogni cosa, però, ha un limite ed ognuno di noi ha ora raggiunto il suo.

Oggi siamo chiamati a vincere la sfiducia, a maturare le sfumature prodotte dalle nostre divergenze ideologiche e costruire, riconoscendo e rispettando la diversità che rivendichiamo, uno spazio comune di riflessione, elaborazione ed azione. Negli ultimi mesi abbiamo condiviso spazi e piattaforme di lotta con il fine di individuare dei punti comuni . Spazi che si sono rivelati utili, inoltre, per identificarci ed imparare a elaborare, non senza difficoltà, alcuni dei nostri eterogenei punti di vista alla ricerca delle sintesi che aiuteranno la lotta.
Spazi che vanno coltivati ed ampliati poiché la lotta che ha dato loro origine e senso urge ora più necessaria che mai.

Tuttavia, oggi ci appelliamo a mettere in piedi un’altra iniziativa. Un’iniziativa con un obiettivo più integrale e strategico.
Che aiuti il nostro popolo, rimasto orfano di una guida e di una leadership internazionale a causa della disfatta dall’interno di un progetto che sognava liberatore, e del tradimento e la defezione di coloro che credeva i suoi dirigenti.
Si tratta, partendo da una revisione critica ed autocritica degli errori del processo bolivariano, di ricostruire dalle fondamenta un progetto nazionale e propriamente americano. Si tratta di dare vita ad un movimento di sinistra, democratico, plurale, inclusivo di tutte le correnti di pensiero e dell’azione d’emancipazione. Nel rispetto delle identità particolari e con il fine di avanzare, dall’articolazione nella lotta alla costruzione di una nuova sintesi di analisi e azione politica. Ciò che proponiamo è un lavoro difficile e complesso ma è il momento storico ad essere difficile e complesso . E’ il momento delle definizioni, il momento di accettare la sfida, conquistare l’autonomia e renderci indipendenti da ogni tipo di tutela.

E’ il momento dei forni, di mettere le mani in pasta e introdurre nella fornace un nuovo movimento di emancipazione.

Gruppo Operativo Nazionale di Marea Socialista, Caracas, 31-7-2017






traduzione di C. Giocondo e G. Mileti

Tratto da: www.aporrea.org


dal sito http://rproject.it/


 

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