Diari di Cineclub

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Rivista Cinematografica online e gratuita

sabato 24 agosto 2013

PERCHE’ IL DL SUL FEMMINICIDIO NON MI PIACE di Loredana Lipperini










PERCHE’ IL DL SUL FEMMINICIDIO NON MI PIACE
di Loredana Lipperini


No, non mi piace. Parlo del  decreto legge sul femminicidio così come è stato raccontato. Premetto che non ho avuto modo di studiarlo nei dettagli, e che la sensazione che ho è che la ex ministra Idem avesse un’idea molto diversa (altrimenti, perché convocare le associazioni che si battono contro la violenza, giusto qualche settimana prima di essere messa alla gogna e costretta a farsi da parte?).

Non mi piace perché è un decreto repressivo. E molte di noi hanno detto e ripetuto che nessuna repressione e nessun giro di vite porterà a risultati se non si insiste sulla prevenzione. Scuola. Formazione degli educatori. Libri di testo delle elementari. Educazione al genere, all’affettività, alla sessualità. Da subito. Di questo non si parla.

mercoledì 21 agosto 2013

PRESIDENZIALISMO VIA VIOLANTUM? di Leonardo Mazzei




PRESIDENZIALISMO VIA VIOLANTUM?
di Leonardo Mazzei


13 agosto. Che quello di Letta fosse un "governicchio", noi, lo avevamo detto subito. La sola cosa che frena i berluscones dal farlo cadere subito è la minaccia del reuccio Napolitano di dimettersi. Quest'ultimo esige che prima di votare si faccia almeno la nuova legge elettorale. Ma quale legge? Leonardo Mazzei, specialista in materia, spiega perché la proposta Violante potrebbe mettere d'accordo Pd e Pdl.



Un sistema ispano-franco-tedesco: ovvero il Super-porcellum presidenzialista di lorsignori.

Riuscirà il governo Letta ad arrivare all'autunno? La cosa non è certa, viste le fibrillazioni del campo berlusconiano. E tuttavia non è neppure impossibile, considerato il pressing quirinalizio e la volontà dei «poteri forti», così ben leggibile nell'offensiva mediatica sul bene supremo della «stabilità».
Sia chiaro, quello presieduto dal Nipote dello Zio è e rimarrà un governicchio, un esecutivo destinato a rinviare le scelte di fondo, votato per sua natura alla logica del «comprare tempo». Dalla sua questo governicchio ha però un'arma. Si chiama legge elettorale. Per essere usata essa ha bisogno di una sola condizione: l'accordo oligarchico e bipartisan di una casta ormai delegittimata in termini di consenso.

In altre parole, l'accordo ha da essere conveniente tanto per il Pd quanto per il Pdl. Ma, soprattutto, esso dovrà risultare confacente agli interessi sistemici delle oligarchie dominanti, protese più che mai a far man bassa dei salari, delle pensioni, dei diritti del popolo lavoratore. Tanto meglio, poi, se si troverà un sistema elettorale spacciabile per più democratico. Così quello stesso popolo verrebbe ad un tempo impoverito e turlupinato.
E' a questo che si sta lavorando. E' per questo che chiedono tempo. Due gli argomenti usati: che la legge attuale, il Porcellum, potrebbe venir dichiarata incostituzionale; che «se si andasse a votare con questa legge non vi sarebbe alcuna certezza di governabilità» (così Luciano Violante sul Corriere del 10 agosto).

Ovviamente a lorsignori sta a cuore solo il secondo argomento, mentre il primo serve unicamente ad attrarre il consenso dei gonzi. Un consenso reso forte da un senso comune costruito ad arte in questi anni, teso a presentare il Porcellum come il male assoluto, esaltando al tempo stesso la sua cornice - il bipolarismo - addirittura come il bene assoluto da preservare.

La realtà è ben diversa. Il Porcellum, al pari del precedente Mattarellum e di quanto si va ora preparando (sembra che possa essere la volta del Violantum), è sostanzialmente una delle tante variabili possibili in un sistema maggioritario. Nello specifico rimando a quanto già scritto diverse volte in passato (vedi, ad esempio, Ma di quale democrazia vanno parlando?). Quello che qui interessa è che si comprenda che lo scopo del lavorio sulla legge elettorale non è finalizzato a renderla più democratica, ma esattamente al suo contrario. Lo scopo è infatti quello di arrivare ad una legge ancor più oligarchica ed antidemocratica. E bene ha fatto Grillo a parlare di un Super-Porcellum in preparazione.
Il fatto è che, dal punto di vista sistemico, la legge calderoliana non regge più. Ed è per questo che la Corte Costituzionale, da sempre ben sensibile e prona alle esigenze del blocco dominante, potrebbe infine svegliarsi dal letargo che da sempre ne caratterizza l'attività. Il Porcellum non regge più per una ragione semplice, semplice: il bipolarismo è finito. E, dunque, una legge disegnata su misura per un sistema bipolare non funziona più, perlomeno non in termini di «governabilità».

martedì 20 agosto 2013

SOLO SOTTO LE STELLE di Stefano Santarelli




SOLO SOTTO LE STELLE
di Stefano Santarelli



Abbiamo già scritto in queste pagine del grande scrittore e sceneggiatore Dalton Trumbo ( Dalton Trumbo:un comunista ad Hollywood) e della sua drammatica storia che durante il maccartismo lo condusse in carcere e a cui dopo, per potere continuare a lavorare, fu obbligato a nascondere la sua vera identità al mondo dorato di Hollywood pur vincendo due meritatissimi Oscar.
Fu Kirk Douglas, produttore e vero regista di Spartacus, a rivelare finalmente che Dalton Trumbo era il vero sceneggiatore di questo kolossal facendo poi reinserire ufficialmente la sua firma in questo film e contribuendo così in maniera decisiva a farlo riammettere ad Hollywood.
Come quindi si può facilmente comprendere Kirk Douglas è molto più di un semplice attore ed il cinema deve molto a questo grande uomo.
Come attore le sue interpretazioni sono semplicemente eccezionali oltre che di una straordinaria complessità basti pensare al pittore Vincent Van Gogh di “Brama di vivere” o al tormentato Doc Holliday di “Sfida all’O.K. Corral”.
Un attore dotato di una personalità magnetica e di una duttilità difficilmente eguagliabile, in grado di interpretare convincentemente personaggi apertamente simpatici come il Ned Land di “20.000 leghe sotto i mari” o personaggi ambigui o decisamente odiosi come il protagonista del bellissimo film di Billy Wilder “L’asso nella manica” o di “Prima vittoria” di Otto Preminger.
Ma non è solo un grande attore, che tra l’altro è stato solo premiato con un Oscar alla carriera. Ma come produttore è stato il vero ideatore dei due film di Stanley Kubrik : il capolavoro antimilitarista “Orizzonti di gloria”, per anni censurato nella “democratica” Francia ed il kolossal “Spartacus” di netta impronta socialista che come ricorda lo stesso attore, lo impegnò per ben tre anni della sua vita: “più di quanti ne avesse passati l’autentico Spartaco a far la guerra contro l’Impero Romano”.

sabato 17 agosto 2013

IL TESORO DELLA SIERRA MADRE di Stefano Santarelli




IL TESORO DELLA SIERRA MADRE
di Stefano Santarelli



Nella sterminata produzione cinematografica hollywoodiana vi è un film che può vantare uno strano e fino ad oggi impareggiabile record: è l’unica opera in cui un padre ed un figlio hanno vinto entrambi un Oscar per lo stesso film. Ci stiamo riferendo, ed il lettore più informato se n’è già accorto, al “Tesoro della Sierra Madre” che nel 1948 permise al giovane John Huston di vincere il Premio Oscar per la Regia e la migliore sceneggiatura e al padre, Walter, quello come migliore attore non protagonista.
Tratto da un romanzo di un misterioso ed enigmatico autore, B. Traven la cui identità non era nota neanche al suo editore, pubblicato in tedesco negli anni ’20, costituisce una spietata denuncia al materialismo e al capitalismo. Questo sconosciuto autore riteneva che se la gente non avesse avuto proprietà e non avesse avuto illusorie ambizioni non vi sarebbero state guerre ed il capitalismo sarebbe stato sconfitto. Inoltre in questo romanzo viene duramente contestata l’oppressione degli indiani da parte degli spagnoli ed è duramente critico sul ruolo della Chiesa cattolica in questa ingiustizia. Esso narra la storia di due avventurieri che nel Messico rivoluzionario coinvolgono un anziano cercatore d’oro in una caccia a questo metallo prezioso, ma quando verrà trovata una ricca vena d’oro nonostante il duro lavoro per estrarlo alla fine prevarranno l’avidità, il tradimento ed il furto e di questo tesoro non rimarrà più nulla.
Ma chiunque sia stato l’autore, questo romanzo venne pubblicato negli Stati Uniti nel 1935 e richiamò l’attenzione di un giovane sceneggiatore e regista della “Warner Brothers”: John Huston, il quale nel 1941 aveva diretto e scritto la sceneggiatura di un capolavoro del cinema noir “Il mistero del falco” tratto dal celebre romanzo di Dashiell Hammett il quale già era stato portato sullo schermo nel 1931 e 1936 , peraltro senza successo.
In questo film il giovanissimo Huston con un budget molto limitato che lo obbliga a girare questa pellicola tutta in interni, realizza questo leggendario film grazie anche all’eccezionale interpretazione di Humphrey Bogart, il quale diventerà il suo attore preferito.
Huston fece di tutto per assicurarsi i diritti del romanzo di Traven volendo fare del “Tesoro della Sierra Madre” una continuazione ideale del celebre film tratto dal romanzo di Hammett.
Il romanzo di Traven era già stato scartato dai dirigenti della Warner Brothers in quanto era troppo triste. Non vi sono intrecci amorosi, non vi sono ruoli femminili e non vi è neppure un lieto fine. Oltretutto sia nel romanzo come nel film vi è un’atmosfera impregnata da una profonda malinconia. Insomma tutte caratteristiche negative per un film degli anni ’40/50.

martedì 13 agosto 2013

PSIUP: UN PARTITO CHE AVREBBE POTUTO ESSERE STABILE di Franco Astengo



PSIUP: UN PARTITO CHE AVREBBE POTUTO ESSERE STABILE 

di Franco Astengo





Psiup: un partito provvisorio” , il volume scritto da Aldo Agosti ed uscito recentemente per Laterza ha suscitato, un po’ inaspettatamente, un dibattito abbastanza vivace, forse riservato ad antichi “cultori della materia”, ma non privo di interesse sia per riferimenti “storici” sia al riguardo di comparazioni, non banali, relativi all’attualità riferita alla vera e propria “evaporazione” del sistema dei partiti.


In questo senso, però, dobbiamo davvero considerarci i reduci di un altro mondo, ma cercando anche di ritrovare la capacità di produrre indispensabili punti di riflessione.
Non ripercorro qui la parabola dei “socialproletari” (ho ancora nelle orecchie la voce tonante di un vecchio compagno meridionale : “Noi socialproletari”..) illustrata ampiamente nel libro (il terzo mi pare che esca su questa vicenda politica: dopo quello antico di Silvano Miniati esiste anche un testo di Baiardo che compara l’esperienza ligure con quella nazionale).
Mi permetto soltanto due annotazioni, riassunte proprio in veste di chiosa:

lunedì 5 agosto 2013

LA CONDANNA DI BERLUSCONI: QUALI SCENARI SI APRONO, COSA SI POTREBBE FARE




LA CONDANNA DI BERLUSCONI:
QUALI SCENARI SI APRONO, COSA SI POTREBBE FARE


La condanna definitiva di Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere per frode fiscale esprime inequivocabilmente alcune cose.
La prima, la natura della destra italiana e del blocco sociale che l'appoggia: fatto di evasori fiscali, mantenuti da lavoratori che le tasse sono obbligati a pagarle sempre più pesanti e insopportabili; fatta dalle mafie del Mezzogiorno, profondamente penetrate ormai nel tessuto economico anche del resto dell'Italia; fatta da fascisti e fascistoidi.
La seconda cosa, non ci piace dirlo ma è così, mostra tutta l'insensatezza della decisione del PD di fare un governo con la destra anziché, fallito il tentativo di Bersani, andare a elezioni anticipate, piacesse o non piacesse al Presidente della Repubblica.
La terza cosa, il carattere insensato e falso di tutti i discorsi fatti a favore della formazione e del mantenimento del governo Letta: la necessità di un governo di “larghe intese” per affrontare la crisi economica ed evitare nuovi attacchi speculativi contro i titoli di stato del nostro paese, l'ottenimento di finanziamenti dall'Europa e di concessioni in sede di politica economica dalla Germania, la realizzazione di misure per la ripresa produttiva e l'occupazione giovanile, ecc. Napolitano e i dirigenti del PD non sapevano dei processi a Berlusconi in dirittura d'arrivo? Non sapevano che tipo di destra è quella italiana? Si aspettavano che la Corte di Cassazione assolvesse Berlusconi?
La quarta cosa è l'inconsistenza, dietro alla retorica vuota di Napolitano, di quella specie di campagna Palmolive che ci sorbiamo tutti i giorni: dall'Europa e dalla Germania non abbiamo ottenuto nulla, le misure per la ripresa e l'occupazione sono inconsistenti, a settembre rischiamo un pesante peggioramento della situazione dell'occupazione, e per di più, ammesso per un momento che alcune cose utili il governo le stia facendo davvero, l'affidamento di Napolitano e PD a una destra delinquenziale le sta buttando per aria.

Il problema che nuovamente emerge è l'inconsistenza del PD. Non è solo questione delle sue risse interne di potere: è questione anche della mancanza di volontà (addirittura, per quanto riguarda  una parte di questo partito, di ostilità) a che vengano prese le misure necessarie per affrontare crisi, disoccupazione, recessione, tasse esose. I mezzi finanziari per queste misure ci sono, ma si tengono nascosti, non se ne parla. Abbiamo documentato, per esempio, in precedenti prese di posizione come Cassa Depositi e Prestiti, una banca controllata dallo stato, disponga di risorse finanziarie per 430-450 miliardi, metà circa dei quali spendibili da subito.

Nella baraonda politica che in questo momento impazza sembra che sia in corso un cambiamento di posizione da parte del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Esso propone al PD alcune cose: un governo PD-M5S che rifaccia la legge elettorale, finanzi le piccole e medie imprese,  avvii provvedimenti di integrazione al reddito per chi non riesce ad arrivare alla fine del mese. I finanziamenti verrebbero dal mancato acquisto degli aerei da combattimento F35, dalla cessazione della buffonata insensata dell'Expo (già lottizzato dagli imprenditori e dalla miriade di imprese edili lombarde legate alla ndrangheta), dalla cessazione della costruzione della TAV in Val di Susa (riguardante una linea ferroviaria sulla quale non viaggia nessuno). Poi, a ottobre, si vada a votare.
Non siamo mai stati estimatori del M5S, che a nostro avviso dopo le elezioni si è comportato in maniera irresponsabile, impedendo la formazione di un governo di sinistra capeggiato da Bersani.
Non è detto che il suo cambiamento di posizione sia avvenuto solo per farsi un po' di propaganda.
Ma è dovere del PD, se vuole tentare di saldarsi alle richieste popolari, di andare a vedere le carte del M5S. Così come sarebbe necessario che il Presidente della Repubblica si limitasse a fare il Presidente della Repubblica, anziché imporre alla politica e al paese orientamenti dannosi.


pubblicato da "Lavoro & Politica"


venerdì 2 agosto 2013

BUON VIAGGIO SU MARTE





BUON VIAGGIO SU MARTE



1 agosto. Apprendiamo che dopo una lacerante battaglia interna le due frazioni di Sinistra Critica (culminata nel pasticciato 3° Congresso del settembre 2012 che registrò il sostanziale pareggio tra le due mozioni contrapposte) hanno deciso di separarsi consensualmente. L'organizzazione di nome Sinistra Critica quindi non c'è più. Il gruppo, erede del ceppo storico eterodosso ma maggioritario del trotskismo italiano, nacque nella primavera del 2007, dopo che la direzione di Rifondazione cacciò dal partito il senatore Franco Turigliatto. Per la cronaca: il Prc era al tempo parte integrante del governo Prodi 2.
Sono quindi nate due organizzazioni: Sinistra Anticapitalista, che raggruppa i militanti di più vecchia data come Franco Turigliatto, e che sono oggi parte integrante di ROSS@, mentre l'altra frazione, anagraficamente più giovane, e Solidarietà Internazionalista.

Perché le due componenti hanno deciso di separarsi? Quali i dirimenti punti divisori? Non è facile per noi indicarli con precisione.

Proviamo a sentire cosa dicono di questa scissione i protagonisti nella loro dichiarazione congiunta :
«Ma il collettivo militante che questa organizzazione ha rappresentato non si ritira dalle battaglie politiche e sociali: dalle sue “ceneri” nascono altre storie, anzi già operano iniziative e attività articolate e complesse. I suoi e le sue militanti daranno vita, infatti, a progetti diversi, uno che propone una organizzazione politica più che mai orientata a un forte radicamento di classe, l’altro intenzionato a intraprendere, in un’ottica di classe, la strada della promiscuità tra “politico” e “sociale” che cominceranno a vivere pubblicamente nelle prossime settimane e nel mese di settembre».
Ci avete capito qualcosa? Ne dubitiamo.

Proviamo a comprendere di più. Il 30 luglio i "vecchi", quelli che hanno dato vita a Sinistra Anticapitalista, così si esprimono:
«La divergenza fondamentale, che ha poi portato all’impossibilità della convivenza dei due progetti, ha riguardato la possibilità e l’auspicabilità di costruire una organizzazione politica rivoluzionaria, radicata nella classe lavoratrice e con la maggiore proiezione pubblica possibile della propria proposta politica complessiva, tesa alla ricomposizione delle forze anticapitaliste del movimento operaio. Di qui il nostro impegno nell’esperienza in costruzione di Ross@».
L'enigma è avvolto nelle nebbie. Ci azzardiamo a tradurre per i malcapitati che leggessero questo articolo, questo indigesto politichese. Non ci sono divergenze di tipo teorico o di principio, ma di posizionamento politico e sociale. I "vecchi", dopo avere disperatamente tentato, in vista delle elezioni di febbraio 2013 di star dentro al processo di ALBA (Cambiare si può), una volta fallito il sodalizio, si sono buttati a pesce nella iniziativa di ROSS@ (dei cui limiti abbiamo parlato qui). Fedeli custodi del dogma per cui la classe degli operai e solo essa ha in sé la capacità di traghettare la società dal capitalismo al socialismo, i "vecchi" vedono in ROSS@ l'ultima spiaggia per tenere accesa la loro fiaccola. I "giovani" ritengono invece prioritario intercettare e sposare i moderni fenomeni della società civile occidentale: i movimenti dei diritti civili, da quelli delle minoranze (lesbiche e gay) a quelli per i beni comuni, preferendo pratiche stile "centri sociali" a quelle in stile partitista.

Non aspettatevi quindi di trovare, nei documenti delle due frazioni, differenze sul tema se uscire dall'Unione europea o dall'euro. Dio ce ne scampi! Tutte e due le componenti, per Bacco! sono "internazionaliste", ovvero bollano come "nazionalismo reazionario" ogni discorso sulla necessità di riconquistare la sovranità nazionale, per quanto declinato, come facciamo noi, in chiave democratica e socialista.

Che dire dunque? Buon viaggio su Marte.


dal sito http://sollevazione.blogspot.it/






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