Diari di Cineclub

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giovedì 23 dicembre 2010

MARY WOLLSTONECRAFT


MARY WOLLSTONECRAFT
di José Gutiérrez Alvarez


Per gentile concessione della MASSARI Editore pubblichiamo questa breve biografia della grande femminista inglese Mary Wollstonecraft, madre tra l'altro di Mary Shelley l'autrice dell'immortale opera Frankenstein.
Questo saggio è tratto dal libro di José Gutiérrez Alvarez e Paul B. Kleiser "LE SOVVERSIVE".
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Il padre patriarca assoluto

Mary Wollstonecraft nacque il 17 aprile 1759 in una famiglia della media borghesia, seconda di sette figli, tre femmine e quattro maschi. Nelle sue memorie scrisse che il padre trattava i membri della famiglia come animali domestici, era un tiranno e la madre la sua prima e più sottomessa suddita. Mentre Elisabeth Wollstonecraft si consumò tutta la vita nei lavori domestici, il marito dissipò il non differente patrimonio familiare in viaggi e libagioni continue, che finivano generalmente in maltrattamenti della moglie e delle figlie. Nelle opere letterarie di Mary Wollstonecraft, che talora possono anche essere lette in chiave autobiografica, affiora continuamente la figura del padre brutale, ma anche il rifiuto nei confronti della protagonista da parte della madre, che ama sopra ogni cosa il primo figlio. (1)
Edward John Wollstonecraft, tessitore benestante, aveva lasciato Londra alla fine della Guerra dei sette anni, quando i prezzi dei tessuti erano crollati, per dedicarsi all'agricoltura. Per i nuovi ricchi della classe media l'acquisto di terra era un mezzo di elevazione sociale, che poteva portarli anche alla rappresentanza in Parlamento. L'espulsione dei contadini poveri e l'impiego di nuove tecniche di coltivazione permise ai ricchi agricoltori di ammassare cospicui patrimoni aumentando i prezzi dei prodotti. (2) I tentativi di Wollstonecraft nell'agricoltura diedero inizialmente buoni risultati, ma ben presto naufragarono per la sua incapacità, l'incostanza e forse anche a causa della sua passione per il gioco. Il suo animo irrequieto lo spinse a trasferirsi dallo Yorkshire (3) a un paesino in prossimità di Londra, poi in Galles, finché finalmente si insediò con la famiglia a Walworth, un sobborgo di Londra. Qui si avvertivano già duramente i rigori della rivoluzione industriale, allora agli inizi. Per tutti questi fattori -la tirannia del padre, l'impoverimento e i numerosi trasferimenti- Mary non poté godere di una buona istruzione scolastica, come invece gran parte delle ragazze del ceto medio. Da questa delusione nacque il suo impegno per una solida educazione femminile.
Ma la mancanza di un'istruzione scolastica non le impedì di colmare da autodidatta, con gran forza di volontà, le proprie lacune. Il suo principale sostegno e modello fu Fanny Blood cui era stata legata da amicizia fin dall'età di quindici anni. Con il tempo Mary avrebbe di gran lunga superato l'amica che, sebbene fosse una donna irrequieta, sognava di sfuggire alle ristrettezze familiari con il matrimonio. Mary aveva altre idee, vedeva un'alternativa nell'istruzione. Grazie all'amica era entrata in contatto con alcuni mecenati liberali (termine che allora aveva un significato diverso da oggi), gli Ardens e i Clares, che appoggiarono Mary nelle sue inclinazioni e la introdussero nei circoli letterari e nella società colta e anticonformista.
Essa desiderava diventare insegnante; da principio, tuttavia, dovette guadagnarsi la vita come dama di compagnia di una certa Sarah Dawson a Bath. Ciò la rese indipendente dal padre e le fornì in parte i mezzi per poter continuare i propri studi. Inoltre a Bath questa fanciulla, educata nella tradizione puritana, imparò a conoscere costumi e intrighi dell'”alta società”.
Sebbene si fosse allontanata dalla casa paterna all'età di diciannove anni, nell'autunno 1780 fu richiamata in famiglia per accudire alla madre malata; vi rimase fino all'aprile 1782, quando questa “perfetta donna di casa” morì, esausta e provata da una vita di sofferenze. Alla morte della madre la famiglia iniziò a disgregarsi: il figlio maggiore, Edward (“Ned”) prese con sé le due sorelle minori, Eliza ed Everina; il padre sposò una domestica, con cui aveva una relazione già da quando la moglie era in vita, e si trasferì nel Galles. Mary andò dai Blood a Walham Green, vicino a Fulham, dall'amica Fanny. Ma non erano passati che pochi mesi, quando un nuovo dramma familiare la costrinse ad abbandonare i suoi progetti. La sorella Elizabeth, sposata da appena un anno con Meredith Bishop, dopo la nascita di un figlio era caduta in una grave crisi depressiva, di cui il marito era il maggiore responsabile. Mary sollecitò la sorella a dimenticare il dovere coniugale e ad abbandonare il marito. Nel gennaio 1784 Eliza si decise al grande passo e le due sorelle andarono ad abitare insieme senza sapere di che avrebbero vissuto. Donne come loro potevano dedicarsi ai lavori manuali o alla pittura, ma i proventi non erano quasi mai sufficienti a mantenerle.
Grazie all'appoggio di una certa signora Burgh e dei suoi nipoti, Mary Wollstonecraft, con la sorella Eliza e Fanny Blood, si accinse a realizzare un progetto che aveva già da tempo: fondare una scuola. Il primo tentativo a Islington, un modesto quartiere di Londra, fallì per mancanza di allievi, Mary non si arrese e ritentò a Newington Green, dove i risultati furono soddisfacenti, ma per breve tempo.
La situazione della scuola precipito quando Eliza perse il figlio (agosto 1784), mentre la salute di Fanny Blood, già malata di tubercolosi, cominciò a peggiorare. Alla fine del 1784 Fanny ricevette una proposta di matrimonio da Hugh Skeys, amico di antica data, che risiedeva per motivi di lavoro a Lisbona. I medici le avevano consigliato di trasferirsi verso lidi più caldi, nel sud dell'Europa, le si offriva dunque l'occasione di realizzare questo sogno e sebbene l'amore tra i due non fosse molto profondo, Fanny acconsentì all'unione. Rimase in cinta poco dopo il matrimonio.
Poiché la gravidanza si presentava difficile e il parto minacciava di mettere in pericolo la vita stessa di Fanny, Mary lasciò tutto e, prese in prestito dalla signora Burgh il denaro necessario per il viaggio, corse dall'amica, per restarle vicino in quelle ore difficili. Il bambino nacque prematuro e Fanny non si riprese mai dal parto; morirono entrambi alla fine del novembre 1785.
Mary rimase molte settimane in Portogallo; poco per volta la tristezza e il trauma per la perdita dell'amica cedettero alle vivaci impressioni del suo primo viaggio all'estero. Quel paese cattolico la entusiasmava e la disgustava al tempo stesso.

La nascita di una nuova epoca

Tornata in Inghilterra trovò la scuola in un dissesto finanziario tale che non le riuscì più di salvarla.
Grazie alla sua attività come insegnante era già da tempo entrata in relazione con i circoli radicali di Newington Green e in particolare con il dottor Richard Price, un ecclesiastico filosofo di grande fama, in contatto con i più importanti intellettuali dell'epoca di Francia e America, che influenzò Mary in questa fase di apprendimento delle sue capacità letterarie e convinzioni femministe.
Nel 1786 Mary scrisse la sua prima opera, Thoughts on the education of daughters, with the reflexions on female conduct, in the more important duties of life in cui si può vedere un primo abbozzo della sua opera principale e posteriore: A vindication of the rights of women. In essa si affronta la questione dell'educazione femminile e si sviluppa il concetto che le donne non sarebbero così fragili e timorose se fossero educate allo stesso modo in cui sono educati gli uomini. Essa critica le carenze dell'educazione ufficiale e il modo in cui le ragazze venivano trattate sin dall'infanzia. Si pronuncia a favore di una specie di coeducazione, un'idea che si sarebbe affermata nella Spagna franchista ben dopo la seconda guerra mondiale.
Da questo punto di vista il suo pensiero fu influenzato da Catherine Macaulay, un'altra figura radicale,autrice di Lettere sull'educazione; in una sua recensione Mary scrisse di condividere “le tesi dell'autrice, la sua denuncia della grande differenza esistente nell'educazione dei bambini a seconda del sesso, e la critica di questa educazione, che punta unicamente al matrimonio e alla delicatezza e che in questo modo sottovaluta le capacità intellettive della donna e la costringe in un ruolo ridicolo e dannoso”. (4)
La precarietà della sua situazione economica la costrinse a cercare un nuovo lavoro. Un conoscente le procurò un posto come educatrice delle figlie dell'aristocratico britannico Lord Viscount Kingsborough, appartenente alla nobiltà terriera irlandese.
Decise di accettare sia perchè da tempo si interessava all'Irlanda, da cui proveniva il ramo materno della famiglia, sia perchè avrebbe potuto evitare per un po' i creditori; inoltre la retribuzione era eccellente e ciò le avrebbe permesso di pagare i propri debiti entro un breve periodo. L'anno che Mary trascorse in Irlanda fu molto importante per la sua evoluzione intellettuale. Si occupò di filosofia, sopratutto di Rousseau, e nel giugno 1787 nella residenza estiva della famiglia Kingsborough, a Bristol, scrisse Mary, a fiction, un'opera chiaramente autobiografica, alla quale Eleonor Flexner (5) attribuisce un valore autoterapeutico. Quando una delle figlie di Lady Kingsborough cominciò a dimostrarsi sempre più ribelle nei confronti della madre, le tensioni accumulate tra quest'ultima e Mary portarono al suo licenziamento.
Con il romanzo nella valigia, Mary si recò a Londra alla fine dell'agosto 1787 da Joseph Johnson, libraio di idee politiche liberali che aveva già pubblicato un suo scritto quando era in Irlanda, Johnson, che molto ammirava la volontà e l'intelligenza di Mary, le offrì un impiego nella sua rivista mensile, The Analytical Review.
Per Mary ciò significava un'occupazione fissa e la possibilità di dedicarsi a scrivere, dapprima recensioni, discorsi e traduzioni, e poi anche opere letterarie. Un anno più tardi scrisse un libro per bambini, Original stories, che venne illustrato da William Blake. Per Johnson tradusse anche in inglese il Moralisches Elementarbuch di Salzmann.
Grazie all'attività nella rivista di Johnson, Mary ebbe modo di conoscere (talvolta di prima mano) le posizioni intellettuali più avanzate del secolo: lesse e tradusse articoli dei grandi dell'Illuminismo -d'Holbach, Voltaire, d'Alembert, Diderot e Rousseau (6), che ebbero una grande influenza sul suo sviluppo. Sebbene i grandi del secolo non fossero concordi sulla questione femminile, in generale erano tutti dell'opinione che gli uomini dovessero controllare la società democratica e la natura con gli strumenti delle scienze e della ragione; l'uomo doveva assumersi il compito di pensare per la donna ed essa doveva essergli sottomessa. (7)
Mary Wollstonecraft superò presto i propri maestri come dimostra la sua brillante critica a Rousseau
apparsa in concomitanza con la pubblicazione in inglese delle Confessioni. Sebbene il famoso filosofo ginevrino riconoscesse che la donna nella società feudale era oppressa, nel suo progetto di democrazia piccolo borghese-egalitaria non le riservava un futuro sostanzialmente diverso. Così ad esempio, scriveva nell'Emilio o dell'educazione

Per questo motivo l'educazione delle donne dovrebbe essere sempre in rapporto a quella degli uomini. Piacere a loro ed essere utili, farsi amare e stimare da loro, educarli da giovani, assisterli da grandi, consigliarli, confortarli, render loro piacevole la vita. Questi i doveri delle donne in tutti i tempi e ciò che si dovrebbe insegnare loro fin dall'infanzia. Finché non ritorniamo a questo principio, ci allontaniamo dall'obiettivo e con tutte le norme, che noi diamo loro, non aumenteremo né la loro né la nostra felicità”. (8)

Mary affrontò questi concetti in un suo articolo, pubblicato dalla rivista, che in seguito le servì come base per il secondo capitolo della Vindication:

Rousseau sentenzia che una donna non dovrebbe mai sentirsi indipendente neppure per un attimo, che sotto l'influenza della paura dovrebbe essere spinta ad esercitare la sua astuzia naturale e trasformarsi in una schiava tutta civetteria per diventare un più seducente oggetti di desiderio, una compagna puù dolce per l'uomo ogniqualvolta questi desideri svagarsi. Si spinge addirittura ad affermare che la verità e la forza d'animo, le pietre angolari di ogni virtù umana, dovrebbero essere coltivate entro certi limiti perché per ciò che concerne il carattere femminile, la virtù più importante è l'ubbedienza che dovrebbe essere inculcata con rigore inflessibile.
Quale sciocchezza! Se le donne sono per natura inferiori all'uomo, le loro virtù devono essere della stessa qualità se non dello stesso grado, altrimenti la virtù è un concetto relativo; pertanto la loro condotta si dovrebbe fondare sugli stessi principi e avere lo stesso scopo." (ibid. p.113)

Dove Rousseau vede una naturale inclinazione della donna, per Mary si tratta del risultato dell'educazione, il processo in cui le donne, in un certo senso, si sono trasformate in complici della propria oppressione. Le madri hanno insegnato loro ad essere astute e a sfoggiare “un apparente obbedienza e una penosa osservanza di un certi tipo di sottomissione infantile”.
Tuttavia l'orizzonte sociale di Mary non si differenzia in quest'epoca da quello di Rousseau. Come il filosofo, anch'essa pensa che le differenze di classe possano essere eliminate nell'ambito di una democrazia di piccoli proprietari.
Nel periodo in cui lavorava nella redazione della rivista, essa frequentava uno dei club più progressisti del tempo, il “Johnson's Circle”, in St. Paul's Churchyard. Qui conobbe molti grandi pensatori contemporanei, come Thomas Paine, che prima di catapultarsi nei vortici della Rivoluzione francese aveva suscitato scalpore nell'opinione pubblica inglese con le sue idee radicali: questo convinto internazionalista era anche un sostenitore del diritto di voto alle donne. Tra le personalità che frequentavano il club c'erano anche Anna Barbaud, avvocato e femminista, e il poeta e pittore William Blake, che negli anni più difficili della Rivoluzione francese avrebbe poi organizzato una campagna di solidarietà per i giacobini. Mary conobbe anche Heinrich Fussli (Henri Fuseli), pittore svizzero colto e di idee liberali, con cui allacciò uno stretto rapporto.
La vita di Mary Wollstonecraft fu segnata anche da un atteggiamento estremamente romantico verso l'amore:

Non posso vivere senza amare -scrisse- e amare conduce alla follia”.

La Rivoluzione francese e la Vindication

Quando il 14 luglio 1789 in Francia scoppio la Rivoluzione, Mary, come tutti i suoi compagni e compagne radicali, fece un salto di gioia: era finalmente iniziata una nuova era, l'era dei diritti umani.
Pertanto, quando un anno dopo la presa della Bastiglia Edmund Burke, l'”apologeta della tirannide”, pubblicò la sua celebre opera (Reflections on the Revolution in France, 1790), Mary sentì il dovere di rispondergli. Nel suo pamphlet A vindication of the rights of men (1790), in forma di lettera all'onorevole Edmund Burke, affermò che la Rivoluzione francese segnava l'inizio di una nuova era nella storia dell'umanità, in cui i diritti dell'individuo sarebbero stati rispettati senza distinzione di sesso. Il libro suscitò abbastanza scalpore e divenne una specie di “bestsellers”. (9) Quasi nello stesso periodo Thomas Paine scrisse il suo Rights of man e i loro due nomi divennero sinonimi di “padrini della Rivoluzione). In quel periodo Mary conobbe William Godwin. Nel cui pensiero si realizzava per la prima volta un superamento degli ideali democratico-borghesi che avevano sconvolto la Francia.
In questi anni di attività febbrile, influenzata da Condorcet e incoraggiata da Paine, Mary scrisse l'opera che l'avrebbe fatta passare alla storia: A vindication of Rights of Women pubblicato nel 1792. La storica socialista Sheila Rowbothan scrisse al riguardo:

Nel contesto di questa rivoluzione (in Francia) una donna fuori dal comune ha prodotto un libro eccezionale. La Vindication di Mary Wollstonecraft è stata una di quelle opere che offrono una così intensa sintesi del passato, un così brillante compendio ed espressione di quella attuale esperienza, da cambiare per sempre i fondamenti del futuro modo di pensare”. (10)

Finora il suo libro è stato chiamato un po' indebitamente la “Bibbia del femminismo”. Mary lo scrisse in due settimane, il che talvolta si nota dallo stile un po' claudicante. Fin dalla sua pubblicazione, all'inizio del 1792, è diventato un classico della sinistra anglosassone, che in genere ha avuto sempre posizioni relativamente favorevoli al femminismo. (11) Dopo duecento anni è ancora un'opera interessante, tra l'altro perchè la situazione della donna continua ad attendere una rivoluziona radicale, anche nei paesi altamente industrializzati.
Mary ha avuto il grande coraggio di applicare le principali idee illuministe alla questione femminile. Se gli esseri umani non sono soggetti né ad una fatalità storica né al peccato originale, se nella società come in natura essi possono decidere del proprio destino, non esiste alcun motivo per cui le donne ne debbano essere escluse. Essa individua una serie di fattori sociali che impediscono loro di svilupparsi liberamente e le costringe a sottomettere la propria autodeterminazione al padre e al marito.
Uomini e donne si distinguono per la forza fisica, non per intelligenza o capacità pratiche. Un sano raziocinio è distribuito in egual misura tra donne e uomini, come tra ricchi e poveri. Mary si oppone a coloro che credono che l'intelletto dipenda dal sesso, dato che in verità ragione e sesso sono disposti su livelli differenti: la ragione si trova a un livello situato sopra i sensi, di conseguenza è superiore, mentre il sesso appartiene al livello dei sensi e quindi è subordinato. Mary tratta questi punti con una forza espressiva e un vigore, che nessuno aveva mai usato in precedenza e nessuno avrebbe più usato per un bel pezzo. Scrive, per esempio:

E' tempo di compiere una rivoluzione nei costumi femminili -tempo di restituire le donne alla loro perduta dignità –e di renderle partecipi della specie umana in modo che, riformando se stesse, riformino il mondo… E’ tempo di distinguere gli eterni e immutabili principi della moralità dagli usi e dalle abitudini, che possono differire a seconda dei luoghi. Se gli uomini sono semidei, bene, allora vogliamo servirli!” (op.cit. p.134)

Essa si domandava quale fosse l’alternativa per le donne che non potevano sposarsi né avere figli. L’eguaglianza borghese e politica doveva affermarsi sia come diritto che come necessità e tutti gli uomini che non consideravano le donne sufficientemente “preparate” per queste conquiste, in realtà gliele negavano. Ma, d’altro canto, poiché erano gli uomini ad avere il massimo di interesse a tenere la donna come un animale domestico, non era una contraddizione che essi stessi si arrogassero il diritto di poter stabilire le misure adatte alle donne?

Chi ha fatto dell’uomo il solo giudice, se la donna partecipa con lui del dono della ragione?
La donna ha un diritto inalienabile alla libertà e all’eguaglianza, perché questi sono diritti naturali ai quali nessun essere umano deve rinunciare e che sono garantiti addirittura dalla civiltà: il diritto e il dovere di ottenere il meglio che la società ci offre. E ciò comprende anche il dovere di creare i mezzi per riceverli.”

Oltre alle sue argomentazioni, la Vindication offre un quadro estremamente vivace di esperienze, che dimostra la capacità da parte di Mary di analizzare le condizioni in cui crescevano le donne nell’Inghilterra di allora, in particolare di come venissero stimolate ad essere delle belle bambole, capaci di mentire e dissimulare, come richiedevano le convenzioni sociali. Molto prima di Fourier e Owen, Mary si convince che il matrimonio borghese è una specie di “prostituzione legalizzata”.
Nello stesso anno in cui appare il libro, Mary inizia coraggiosamente un viaggio in varie parti della Francia, sfidando l’ostilità delle autorità britanniche che temevano un “contagio” delle idee rivoluzionarie. Ben presto lei e i suoi amici inglesi si vengono a trovare in grandi difficoltà, poiché dopo lo scoppio della guerra tra i due paesi era stato vietato a tutti gli stranieri di lasciare il paese.
Mary si ritira in una casa a Neuilly e qui inizia a lavorare al suo saggio sulla Rivoluzione francese, A historical and moral view of the origins and progress of trh French Revolution and the effect in hes produced. A Parigi entra in contatto con i girondini, in particolare con le loro esponenti più famose, tra cui Madame Roland.

Il tentativo di suicidio

A differenza della sua amica Madame Roland, Mary non ebbe modo di partecipare a nessun movimento femminista; non le riuscì neppure di formare un gruppo con le poche donne radicali sue contemporanee. Era una combattente solitaria: difendeva una serie di convenzioni personali e politiche che nell’Inghilterra della fine del XVIII secolo la costrinsero ad andare controcorrente. In un certo senso, era in opposizione rispetto al proprio tempo, una “rarità” che attirava l’attenzione degli uomini. In una lettera scritta durante il suo viaggio in Scandinavia scrisse:

A cena il mio ospite mi ha detto bruscamente che sono una donna notevole, perché pongo domande da uomo”.

Prima della partenza per Parigi, i rapporti con Fussli peggiorarono, pare che la moglie di lui avesse respinto indignata la sua proposta di trasferirsi in casa con loro. Nella capitale francese conobbe lo statunitense Gilbert Imley, con il quale, dopo un iniziale riserbo, ebbe una relazione amorosa e da cui ebbe anche un figlio. La loro convivenza fu disturbata dal fatto che Imley spesso si allontanava per “viaggi d’affari”. La passione romantica di Mary per questo uomo è testimoniata dalle lettere che gli inviò, spesso disperate, ma piene di dignità. Gli scrisse: “Mi potrai rendere infelice, ma non riuscirai a rendermi spregevole ai miei occhi”.
Nel 1794 a Le Havre nacque Fanny; appena rimessosi dal travaglio, Mary riprese indomita la lotta per l’amato Imley. Su richiesta di questi, intraprese con la figlia e la bambinaia un viaggio in Scandinavia, per occuparsi degli affari di lui. Nel 1796 il suo racconto di viaggio fu pubblicato con il titolo Letters written durino a short residence in Sweden, Norway and Denmark.
Dopo essere stata più volte ferita nell’animo da Imley, tornò con la figlia a Londra, dove l’”opinione pubblica” la considerava alla stessa stregua di una donna di malaffare. Disperata, scrisse una lettera d’addio e si gettò dal ponte di Putney nel Tamigi. Salvata da alcuni marinai, ritrovò la forza di vivere grazie all’aiuto e al sostegno degli amici.
Non appena si fu rimessa, riprese la sua attività per l’Analytical Review e scrisse un romanzo dal titolo significativo: Maria, or, the wrongs of woman, in cui alla luce di alcune storie tratta il dramma di donne del suo tempo. Nella premessa, che non riuscì a terminare, scrisse che la sua intenzione era
descrivere l’infelicità e l’oppressione che devono patire le donne che si affidano alle leggi e ai costumi generalmente accettati dalla società”.
Come per gli altri suoi romanzi, il livello letterario è piuttosto modesto e perciò fu presto dimenticato; conserva tuttavia il valore indiscutibile di una testimonianza.
Nei suoi ultimi anni di vita si strinsero sempre di più i suoi rapporti con l’amico William Godwin, di tre anni più anziano, che per i posteri sarebbe diventato uno dei più significativi precursori del socialismo anarchico. (12) 
La loro collaborazione iniziò su un piano puramente intellettuale, ma si trasformò in un legame affettivo: Alla fine del 1796 Mary era di nuovo incinta e, sebbene Godwin (che condivideva le idee di Mary dal punto di vista teorico) fosse al pari suo contrario al matrimonio e lo definisse il “peggiore di tutti i rapporti di proprietà”, fecero una concessione all’ipocrita “opinione pubblica” e si sposarono.
Durante il breve periodo del suo rapporto con Godwin –forse il più felice della sua vita- Mary approfondì le sue idee protosocialiste e la sua critica della società borghese, sviluppando intuizioni già contenute a livello embrionale nella Vindication. Essa comprendeva ormai che dietro l’oppressione della donna vi era la questione della proprietà privata e che dalla proprietà derivavano

come una sorgente avvelenata, la maggior parte dei mali che rendono questo mondo una miserevole tragedia”.

Godwin scrisse in questo periodo il suo saggio, An enquiry concernine the principles of political justice, un importante contributo al pensiero socialista, alla cui elaborazione Mary prese parte attiva. Molte delle idee presentate in quest’opera ovviamente soprattutto quelle che si riferiscono alle donne, sembrano un prodotto della sua scrittura. In seguito Godwin disse di lei:

Essa si considerava un avamposto di difesa di metà della specie umana, travagliata sotto un giogo che da tempi immemorabili aveva degradato le donne dallo stato di esseri razionali, abbassandole quasi al livello dei bruti: Vedeva bene che spesso si tentava di tenerle avvinte in seriche catene e di indurle ad amare la schiavitù; ma la finzione e la perfidia servivano soltanto a rafforzare maggiormente la sua opposizione”.

Dal legame tra Mary e Godwin nacque Mary, futura Mary Wollstonecraft-Shelley, immortale autrice del Frankenstein (13) e compagna del poeta romantico Percy Bische Shelley, che sposò nonostante la decisa opposizione paterna. La nascita della figlia peggiorò le condizioni di salute di Mary, già critiche. La mancata espulsione della placenta provocò un’infezione che la uccise il 10 settembre 1797. La figlia Mary così ricordò la madre:

Mary Wollstonecraft era una di quelle persone che in una generazione compaiono forse una volta sola e che si presentano all’umanità in modo così brillante, che anche le persone di idee divergenti non riescono a sottrarsi al loro fascino. Il suo genio fu incontestato: Era stata allevata alla scuola della miseria e, poiché aveva conosciuto le sofferenze dei poveri e degli oppressi, nel suo cuore albergò sempre l’ardente desiderio di ridurre queste sofferenze. La sua solida intelligenza, il suo carattere indomito, la sua sensibilità e vivace simpatia permeano tutti i suoi scritti di grande forza e verità”. (14)

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NOTE

(1) Le due opere più importanti sono Mary a fiction (1787) e The wrongs of woman: or, Maria (incompiuta)

(2) Cfr. Emily W. Sunstein, A different face, The life of Mary Wollstonecraft, New York 1975, pp.10 sgg.

(3) Mary Wollstonecraft ricordò sempre con piacere I nove anni trascorsi nello Yorkshire, particolarmente a Beverly, e la sua amicizia con Jane Austen

(4) Cit. da Charo Ema, introduzione all’edizione spagnola di Rivendicazione dei diritti delle donne (Madrid 1977,p.7)

(5) Eleonor Flexner, Mary Wollstonecraft. A Biografy, New York, 1972

(6) Sulle idee degli illuministi a proposito della questione femminile si veda il libro di Paule-Marie Duhet, Las mujeres y la revoluciòn 1789-1794, Barcelona 1974

(7) Cfr. su questo tema: Christine-Fauré, La démocratie sans les femmes. Essai sur le libéralisme en France, Paris, 1985

(8) Dall’Emilio o dell’educazione, cit. dalla Wollstonecraft in Vindication, cit. (in Il manifesto femminista per la rivendicazione dei diritti delle donne, Milano 1984, p.169.)

(9) Cfr. E.W.Sunstein, A different face, cit.,pp.197 sgg.

(10) Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione, Torino 1976, p.40
(11) La tradizione femminista all'interno della sinistra britannica inizia con Godwin e si sviluppa attraverso Shelley, Thompson, Morris, Hardie, Shaw, Russell ecc.

(12) Per quanto riguarda Godwin e molte altre personalità storiche del socialismo menzionate in questo libro, rimando al mio libro Diccionario biografico del Socialismo, 2 voll. Barcellona (J.G.A.)

(13) Sulla celebre opera della Shelley, il suoi rapporti con la madre e il contesto culturale dell'epoca si veda in questa stessa casa editrice Roberto Massari, Frankenstein. Dal mito romantico alle origini della Fantascienza, Roma 1992 (n.d.r.)

(14) Cit. da Charo Ema, op.cit, p.15

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