Diari di Cineclub

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venerdì 15 ottobre 2010

SOCIALISMO RIVOLUZIONARIO ALLE ELEZIONI


SOCIALISMO RIVOLUZIONARIO ALLE ELEZIONI

Quando la politica era buona (se fatta da loro)

di Gino Potrino



Pubblico questo interessante articolo di Gino Potrino sulla partecipazione elettorale di Socialismo Rivoluzionario nel 1999 quando rubò il nome COBAS per la sua lista. Questo articolo sarebbe dovuto apparire nel libro da me curato "Dietro la non-politica" nella collana di Utopia Rossa-Massari Editore.   
                                 Stefano Santarelli
                              
                                    

Chi oggi abbia una conoscenza anche solo superficiale di Socialismo rivoluzionario o chi, desideroso di farsi un’idea di questa organizzazione, dia un’occhiata alle varie pubblicazioni prodotte, non può non rimanere colpito dalle dichiarazioni, fatte in tutte le salse, di orgogliosa e irriducibile “estraneità alla politica”. Ma tralasciando il fatto che Sr è un partito rigidamente gerarchizzato con un solido miniapparato burocratico che più politico non si può, anche sul tradizionale terreno elettorale, che più sembra lontano dagli interessi di questa organizzazione, la pretesa distanza dalla politica non è sempre stata tale,
Basta ritornare indietro di poco più di una decina d’anni, alla vigilia delle elezioni amministrative dell’aprile ‘97. Nell’imminenza di quella consultazione elettorale, sull’organo di stampa di Sr si poteva leggere:

“C’è un’esigenza che è posta sul tappeto. Rompere il monopolio elettorale di questa finta sinistra totalmente sottomessa al sistema e dare voce alle esigenze di chi sta in basso. Proponiamo per questo la conformazìone di liste dei lavoratori, degli immigrati, dei giovani, delle donne definite dal basso, che esprimano anche sul terreno elettorale l’opposizione di sinistra a Prodi e alle destre, che siano un megafono delle lotte e dell’autorganizzazione.

Sappiamo che i “tempi sono stretti”, ma ci rivolgiamo alle avanguardie sociali, alle forze dell’autorganizzazione, alle comunità e alle associazioni immigrate, agli organismi giovanili e delle donne, alla sinistra diffusa per discutere pubblicamente questa proposta e verificarne la concretizzazione in ogni situazione.” (1)

E ancora : “Quelle che non potranno trovare espressione nella kermesse elettorale saranno le esigenze dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani, degli immigrati e delle donne. Non potranno trovarla nella sinistra dominata sempre più sottomessa al quadro esistente. Per dare voce a questa esigenza Socialismo rivoluzionario ha proposto la conformazione di liste dal basso, per dare visibilità all’opposizione di sinistra a Prodi e alle destre. I tempi ristretti non hanno permesso che questa scelta potesse realizzarsi. ( … ) Laddove è stato possibile raggiungere degli accordi elettorali che rendessero visibile una battaglia chiara per la costruzione dell’opposizione di sinistra a Prodi, come nel Sulcis, sosterremo candidati indipendenti di Sr nelle liste di Rifondazione comunista che si presenterà, in questo caso particolare, contrapposta al centrodestra e al centrosinistra. In tutte le altre situazioni, a partire da Milano e Torino, daremo indicazione di astensione (scheda bianca o nulla).” (2)

Non solo la partecipazione alle elezioni veniva considerata utile per dare uno sbocco “politico” alle lotte sociali e sindacali e per costruire un’opposizione di sinistra a Prodi, ma addirittura si perseguiva, e a quanto pare si realizzava, la costruzione di liste con la tanto vituperata Rifondazione Comunista che allora, lo ricordiamo, faceva parte della maggioranza parlamentare su cui si reggeva il governo Prodi.
Non è dato sapere nei particolari dove queste liste “con candidati indipendenti di Sr” siano state presentate, né con quali risultati: la stampa di partito è piuttosto reticente al riguardo. Comunque, con tutta evidenza Sr considerava funzionale al perseguimento dei propri obiettivi (rafforzamento del partito e costruzione di un blocco di opposizione a sinistra in cui Sr avesse un ruolo di primo piano) anche la partecipazione alle competizioni elettorali.
L’occasione più ghiotta si presentava però alle elezioni Europee del 13 giugno 1999, che cadevano nel clima di tensione provocato dall’aggressione della Nato alla Serbia a cui partecipava anche l’Italia del governo D’Alema.
La lista nasceva su impulso dei militanti dello Slai Cobas di Pomigliano D’Arco raccolti intorno a Mara Malavenda, eletta alla Camera dei deputati nel 1996 come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista. Alla nascita del primo governo Prodi si era rifiutata di votare la fiducia ed era stata perciò espulsa dal gruppo parlamentare di Rifondazione, aderendo al gruppo misto sotto la sigla “Cobas per l’autorganizzazione”. E’ con tale sigla che si costituiva la lista che si presentava alle elezioni. Sulla base di un appello apparso su «Il Manifesto» (3), si formava un comitato promotore che presentava un testo come base di discussione e di adesione. All’appello aderivano - oltre ai militanti dello Slai Cobas di Pomigliano D’Arco e di varie parti d’Italia (4) - gli iscritti di Sr, presenti anche nell’Associazione “3 febbraio” e nella Lab (Libera associazione di base, sindacatino-cinghia di trasmissione di Sr in quel periodo federato con la Cnl) (5).
La presentazione della lista provocava il duro attacco della Confederazione Cobas, costituitasi proprio in quel periodo dall’aggregazione degli storici Cobas della scuola e del Coordinamento Nazionale Cobas, che rimproverava a Mara Malavenda l’utilizzo elettorale della sigla Cobas e l’aver coinvolto nell’operazione appunto Sr, considerata assolutamente estranea a quella che si può definire “area Cobas”:

"(…) oggi siamo di fronte ad un evento del tutto nuovo e altamente negativo, che ci impone una rivendicazione di forma e di sostanza sul nome COBAS. Un gruppo della Fiat di Pomigliano d'Arco, guidato dalla deputata Mara Malavenda, e il gruppo politico Socialismo Rivoluzionario, vorrebbero proditoriamente impadronirsi della sigla COBAS, "piazzandola" sul mercato elettorale, presentando alle elezioni europee una lista denominata, appunto, COBAS per l'autorganizzazione. La promotrice, Mara Malavenda, è stata eletta alle scorse elezioni politiche nelle liste di Rifondazione Comunista. Ora Malavenda e Socialismo Rivoluzionario puntano al Parlamento europeo: il guaio è che il passaporto viene richiesto alla sigla COBAS, cercando di usurpare il prestigio ed i meriti acquisiti in questi anni dalle lotte dell'area COBAS e delle sue strutture organizzate. Appare grottesca (vista l'assoluta inconsistenza di adesioni al progetto) la pretesa del gruppo Malavenda e di Socialismo Rivoluzionario (gruppo, quest'ultimo, che niente ha mai avuto a che spartire con i COBAS) di usare la pura e semplice notorietà della sigla per rimediare uno 0,7-0,8%, che basterebbe per ottenere un seggio europeo, ma "fotograferebbe" i COBAS ad un livello di nanismo politico e sindacale ridicolmente sottodimensionato rispetto alla forza sindacale, politica e sociale dell'area COBAS.
Invitiamo, dunque, il gruppo promotore della cosiddetta lista "COBAS per l'autorganizzazione" a desistere da questa inaccettabile operazione; e in caso contrario, raccomandiamo a tutti gli iscritti e simpatizzanti COBAS di non cadere nell'inganno, lavorando o votando per una lista che non ha nulla a che vedere con i COBAS." (6)

Il progetto della lista andava comunque avanti e in risposta alle critiche, Altrasinistra, il mensile di Sr, pubblicava un’intervista a Mara Malavenda che alla domanda dell’intervistatrice su cosa pensasse della polemica innescata dalla Confederazione Cobas così rispondeva:

“C’è stato chi si è piccato dì questa lista come Cobas, mi riferisco alla Confederazione. Questo si inquadra in una situazione che si può comprendere ma certamente non condividere. Penso che con questi compagni abbiamo discusso fin dal primo momento di questa proposta e non avevamo avuto la sensazione che non fossero d’accordo. E oggi sono proprio loro a ufficializzare con la Confederazione un modello di un tutt’uno con quello che noi abbiamo sempre inteso come attività politica e sindacale non separata e non divisa perché i problemi dei lavoratori non finiscono con la timbratura del cartellino, anche perché la politica è quella leva che ti dà la possibilità di cambiare le cose. Pensiamo che sia importante avere un’impostazione che dia la possibilità attraverso la non delega di poter intervenire sia a livello politico che a livello sindacale. Mi pare che questa dovrebbe anche essere l’impostazione della Confederazione che è nata credo con questo obiettivo. Avevamo cominciato insieme un percorso che partiva dalla ripulsa di quel sindacato di mestiere che abbiamo subìto per tanti anni. È così che sono nati i Comitati di base. Quindi non si capisce perché oggi si debba fare una discussione sulla primogenitura della sigla quando siamo nati sulle stesse esigenze e lo stesso obiettivo di rompere il monopolio sindacale. Mi sembra strano che invece di discutere nel merito si discuta sulla parola, quando loro stessi sanno, perché ne abbiamo parlato fin dal primo momento, che si (in)tendeva usare questa sigla che d’altra parte ho usato fin da quando sono stata messa fuori da Rifondazione comunista per distinguermi da gruppo misto (ricordiamo che nel gruppo misto c’è gente come Cito, Sgarbi ecc, e non intendevo essere mescolata con queste espressioni politiche estranee e lontane alla nostra organizzazione). Quindi Cobas per l’autorganizzazione esisteva fin dal maggio del ‘96, utilizzarlo oggi ci dava la possibilità di non raccogliere le 160.000 firme necessarie per la presentazione della lista. Quindi una sigla che non è nata oggi e non è nata per accedere al finanziamento pubblico, come qualcuno ha voluto dire, ma è nata molto prima, esattamente quando ho messo piede in Parlamento e ho rifiutato di dare la fiducia a Prodi.” (7)

Si presentavano le liste, ma in base a una circolare del Ministero dell’Interno sui requisiti richiesti, quella dei “Cobas per l’autorganizzazione” veniva esclusa da quattro delle cinque circoscrizioni elettorali ed era presente solo nella circoscrizione dell’Italia centrale (Toscana, Lazio, Marche e Umbria). Sr candidava, tra gli altri, Elena Baragli, Renato Scarola e Federico Stolfi, in qualità di dirigenti di Socialismo rivoluzionario, Antonella Pelillo dell’ Associazione nazionale antirazzista “3 Febbraio” ed Edo Gusmaroli, ex dirigente di SdB ed allora dirigente della Lab. Le critiche della Confederazione Cobas venivano sbrigativamente liquidate come “inutili settarismi e risibili rivendicazioni dell’etichetta Cobas.” (8)
Il 13 giugno il risultato sarà molto deludente, 4.432 voti sui 6.146.119 della circoscrizione 3, per un modestissimo 0,07% su base circoscrizionale. Durissimo, con buona ragione, era il commento post-elezioni della Confederazione Cobas:

“(…) Ora che il danno all’immagine dei Cobas è stato fatto e che la credibilità dello Slai-Cobas di Pomigliano d’Arco è compromessa, invitiamo questa struttura, da cui non è venuta ancora neanche un’autocritica, a riprendere a contrastare i disegni padronali e governativi, piuttosto che dedicarsi a manicomiali giochi d’azzardo; ad ogni buon conto la diffidiamo fin d’ora dal reiterare l’uso della sigla Cobas per qualsiasi ulteriore prurito elettoralistico.
Quanto al gruppetto di Socialismo Rivoluzionario, il tentativo di mascherarsi dietro il nome Cobas non ha ingannato gli/le elettori/trici che lo hanno severamente punito. Questi "socialisti rivoluzionari" sono stati travolti dal ridicolo (che purtroppo si è riverberato sulla sigla Cobas): la tanto strombazzata, "potente" macchina organizzativa ha garantito ai due membri del loro massimo organo dirigente presenti in lista, ad esempio a Roma, ben 30 e 7 preferenze, rispettivamente!" (9)

Il commento di Sr era invece di segno opposto, improntato all’ottimismo per gli sviluppi futuri:

“La lista «Cobas per l’autorganizzazione» ha ricevuto un risultato apprezzabile, con i circa 5.000 voti, considerando il boicottaggio ad opera del governo D’Alema e della magistratura e l’oscuramento nei media, e inoltre considerando il fatto che non è stato possibile fare una vera campagna elettorale essendo presente in una sola circoscrizione. Ma il risultato positivo risiede soprattutto nel fatto stesso di aver presentato una lista dell’autorganizzazione e della sinistra alternativa che si è differenziata dal resto della politica borghese con un carattere antielettoralista e antiparlamentarista rifiutandone la logica e i meccanismi, che ha segnato un discrimine netto nella lotta contro la guerra della Nato e di Milosevic e che ha permesso di costruire rapporti di collaborazione tra settori dell’autorganizzazione e della sinistra alternativa, come quello principale costruito tra Sr, l’Associazione antirazzista «3 Febbraio» e lo Slai Cobas di Pomigliano, la cui importanza va molto oltre le elezioni. Un terreno su cui come Socialismo rivoluzionario vogliamo proporre un sensibile avanzamento per unire le realtà che si vogliono distinguere dalla sinistra di stato e della finta opposizione.” (10)

Si interrompeva lì, invece – e non poteva essere altrimenti - il percorso comune di Sr con lo Slai Cobas, troppo grandi le differenze tra l’area del sindacalismo di base e un partito che sul mondo dell’autorganizzazione aveva solo malcelate pretese di eterodirezione. (11)
Progressivamente, dal lessico di Sr sparivano i riferimenti alle lotte di classe e al movimento operaio, e “il nuovo partito della sinistra che Sr stava già costruendo” si indirizzerà sempre di più verso un umanesimo astratto e declamatorio e verso una “costruzione in amicizia fuori dal sistema”, risultato delle elaborazioni teoriche del Dario Renzi-pensiero. Le scorribande sul terreno elettoralistico, in piena teorizzazione della non-politica, avranno un ulteriore episodio alle elezioni del 2006, quando Sr invitava a votare qualunque partito dell’alleanza di centrosinistra per battere le destre, accettando così in pieno la molto politica teoria del meno peggio, cavallo di battaglia della sinistra cosiddetta “radicale” per ramazzare consensi tra gli indecisi.

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NOTE

1 Il 27 aprile alle amministrative: liste dal basso fuori e contro il Palazzo! Altrasinistra n. 3 - marzo 1997.

2 Il loro 27 aprile, il nostro Primo Maggio. Altrasinistra n. 4 - aprile 1997.

3 Per una lista dell’autorganizzazione e della sinistra alternativa, antagonista e di classe. Altrasinistra n. 29 - maggio 1999.

4 Anch’io, militante dello Slai Cobas, avevo dato il mio appoggio a Mara Malavenda, pur essendo già allora molto critico sulla partecipazione alle consultazioni elettorali e su SR. Non avevo avuto niente da ridire, invece, sulla questione dell’uso elettorale del nome, ma oggi posso tranquillamente affermare che la Confederazione Cobas aveva pienamente ragione.

5 Il mondo del sindacalismo di base era stato scosso, negli anni precedenti, da forti conflitti interni. Già nel 1996 lo Slai Cobas aveva subito una scissione ad opera di militanti facenti riferimento a Bandiera Rossa (l’attuale Sinistra Critica), area interna al PRC, che accusavano il gruppo dirigente di voler costituire un sindacato-partito. La presenza sindacale di Sr si concentrava principalmente nel Sindacato di Base. Qui lo scontro divampava in seguito al tentativo di costituire un patto federativo tra le forze raggruppate nell’Arca (Usi, Unicobas, SdB e Cnl) e Cobas per il raggiungimento della maggiore rappresentatività e quindi per l’ottenimento della piena agibilità sindacale nel pubblico impiego. Sulla questione si trovavano su posizioni opposte da un lato i Cobas assieme a Usi e Unicobas, e dall’altro SdB e Cnl che li accusano di aver congegnato il patto in modo da avere il monopolio della rappresentatività. Nel coordinamento nazionale del 6 giugno 1997 SdB si spaccava; la frazione guidata da Journo e Gusmaroli, iscritti a Sr e provenienti dalla Lab – unificatasi con SdB un paio di anni prima - contestava la bozza di patto federativo e si scontrava con il segretario Bettenzoli, che presentava una mozione per l’accettazione del patto federativo e per l’unificazione con Unicobas. Tra scontri procedurali e votazioni contestate, la frazione Journo-Gusmaroli – sconfitta – abbandonava il coordinamento e usciva di fatto da SdB accusando la dirigenza di lavorare al depotenziamento del sindacalismo di base per conto del PRC al governo, ma veniva a sua volta accusata di mire egemoniche da una dichiarazione firmata, tra gli altri, dai dirigenti di SdB Beppe Bettenzoli, Francesco Casarolli e Franco Vendico che denunciavano “atti compiuti da tredici membri del coordinamento nazionale che si configurano come un’azione di tipo organizzato predeterminati da un’organizzazione insediatasi nel sindacato con riferimento al partito denominato Socialismo rivoluzionario ” (Altra sinistra n. 7/8 - luglio/agosto 1997).

6 Elezioni europee. diffidate delle imitazioni dal sito htpp://www.Cobas-scuola.it /archivio fino al 2001/eleeuro.zip

7  Lista Cobas, novità a sinistra - Altrasinistra n°30 giugno 1999

8 Sostieni l'unica lista della sinistra alternativa -Altrasinistra n°30 giugno 1999

9 "A proposito della lista "Cobas per l'Autoorganizzazione" dal sito htpp://www.ecn.org/sk/Speaker.Korner,net (archivio/italia/1999/06 giugno/it.260699.htm

10 Vuoto europeo -Altrasinistra n°31-luglio/agosto 1999

11 Emblematica a questo proposito è la dura lettera firmata da alcuni dirigenti dell'Associazione "3 febbraio"
che lamentavano la volontà egemonica di Sr nei confronti dell'A3F e rivendicavano l'indipendenza di quest'ultima da qualunque tutela esterna (Altrasinistra n°51-giugno 2001)


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